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      Cesare pure doveva frequentare l'ospedale per due anni, e quando aveva fatto il giro dei malati, mattina e sera, col medico principale, era in libertà.
      Il tempo che ci avanzava era dato alla politica. In quei giorni si parlava molto di riunioni d'emigrati alla frontiera, e d'una spedizione che si stava preparando a Lione per invadere e sollevare gli Stati Sardi. Queste voci, non in tutto prive di fondamento, tenevano gli animi in una certa eccitazione, che aiutava assai la nostra opera di propaganda. Ogni giorno cresceva intorno a noi il numero degli aderenti. I Carbonari, poi, stando alle parole di Fantasio, lavoravano alacremente. Emissari dell'Ordine andavano e venivano di continuo; molte casse d'armi erano state introdotte nel Regno; un generale era aspettato per mettersi alla testa della prossima sollevazione: tutto, insomma, andava d'incanto. Quando sarei stato promosso al terzo grado, il che doveva succedere tra poco, avrei visto e conosciuto tutto da me stesso. Tanto meglio. Nonostante, non avevo alcuna notizia del candidato da me proposto. Si stava deliberando; ma lo Sforza, il candidato di Fantasio, era stato approvato: anche questa fu una consolazione.
      Un quindici giorni erano passati dal ritorno di Lilla dalla campagna, e noi c'eravamo visti una volta sola. Quel novembre era molto piovoso, e in conseguenza le passeggiate sui bastioni di Santa Chiara avvenivano di rado. Il giardino era impraticabile. Pensammo di cercare qualche altro luogo di ritrovo; ma non era facile, e intanto bisognava aver pazienza.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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