Coś, inoltre (ma questa ragione non la volevo addurre che a me stesso), la rivedṛ ancora un'altra volta". Poco tempo dopo torṇ la buona stagione, e allora mi pervenne una lettera di Lilla, con la quale mi chiedeva di andarla a vedere nel giardino. Presi con me il pacco delle lettere con tutto il resto, e andai. Era una bella mattinata di novembre: il cielo puro, il sole tepido e piacevole. Lilla era ravvolta in una ricca pelliccia e il suo volto pareva raggiante: mai non m'era apparsa coś bella. Fui pure incivile a turbare quella pura e gioconda serenità!
Sulla mia fronte errava una nube, e lei se ne avvide:
Che cosa avete?
mi domanḍ. Io non sapevo da che parte rifarmi per incominciare: "Ho fatto un cattivo sogno" dissi: "un sogno che mi perseguita continuamente".
Non sapevo proprio quello che dire!
Un sogno?
rispose lei ridendo di cuore: "Oh, quest'è bella! Un giovane serio come voi, un cospiratore, lasciarsi impaurire dai sogni come un bambino!".
I Greci e i Romani non eran bambinirisposi io: "eppur davano grande importanza ai sogni. Quello che ho fatto io, ha tal faccia di vero, che mi domando ancora se sia proprio un sogno".
Voi destate la mia curiosità
riprese Lilla con visibile interesse. "Su via: raccontatemi questo vostro sogno".
Volentieri. Mi pareva, adunque di essere in terrazza, nascosto dietro a una persiana...
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Precisamente come stavo io nell'alcova, dietro alla tenda, il marted́ di carnevaleinterruppe Lilla sorridendo.
Appunto. C'erano nella stanza due giovanotti, ed uno di loro confidava all'altro i suoi amori.
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