Pagina (297/471)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dio vi protegga!
      dissi, e m'incamminai verso la porta del giardino. Un grido della cameriera mi fermò a un tratto: mi volsi indietro, e vidi Lilla lunga distesa in terra. Corsi subito là: era svenuta. La rialzammo gentilmente, la trasportammo in una stufa per le piante, che era lì presso, e l'adagiammo sopra una panca. La cameriera corse per un po' d'acqua e ne spruzzò la faccia a Lilla.
      Passò qualche tempo prima che ritornasse in sé. Allora si guardò intorno, mi vide, si levò su e si precipitò ai miei piedi. Era in un eccesso di dolore e di disperazione, impossibile a descriversi: che torrente di lacrime! Che singhiozzi! Potevo calpestarla, anche ucciderla, ma non potevo lasciarla in quello stato. Non era possibile che io le dessi questa tortura: non avevo cuore di farlo, ne era sicura. Quello che le avevo detto, era stato per far prova di lei: sì, sì, nient'altro che una prova. Lei era la mia bambina: tante mai volte l'avevo chiamata così: dovevo aver compassione di lei.
      Che potevo far io, se non cedere? La perdonai, la rialzai, la chiamai ancora la mia cara bambina: ripresi il pacco delle lettere; dissi e feci quanto potei per placare e sollevare quella povera anima. Lei non voleva lasciarmi partire, se non le davo la mia parola che il giorno dopo sarei tornato a parlarle nello stesso luogo: promisi. Finalmente riuscii a condurla, fino a un certo punto, alla ragione, e me ne venni.
      Mi pareva d'aver fatto tutto quello che un uomo doveva fare in simile congiuntura. Eppure non ero contento di me.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Lilla Lilla