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      Fantasio e Cesare avevano un bel dire, ma io non ero soddisfatto di me stesso.
      La rividi la mattina seguente, e dal suo aspetto alterato potei conoscere quanto aveva dovuto soffrire per la scena burrascosa del giorno innanzi. Feci di tutto per rassicurarla e per risollevarla dall'abbattimento. Affettavo ogni gaiezza che purtroppo non sentivo, e finalmente riuscii a richiamare il sorriso sulle sue labbra e la serenità nel suo volto. C'era in Lilla tale mutabilità d'impressioni, che nello spazio di cinque minuti poteva piangere amaramente e ridere di tutto cuore.
      Le cose andarono tranquille fra noi due per qualche tempo; ma io non ero felice. La fede, che avevo per l'avanti nella donna amata, aveva ricevuta una grande scossa.
     
     
     
      CAPITOLO XXVII
     
      Arresto di Fantasio Nostra impotenza e disperazione.
      L'amico la scampa bella
     
      Sebbene la mia fiducia in Lilla fosse stata scossa, pure l'amavo più che mai. È un fatto questo che si ripete spesso. Un possedimento disputato ci diviene più caro appunto perché disputato. Vi sono quelli, per il cui amore è necessario il condimento di un po' di gelosia, come per altri la mostarda a fine di digerire. Quanto a me, avrei fatto volentieri senza questo condimento: poiché se la passione era in me cresciuta, la felicità era assai diminuita. Oramai all'immagine di Lilla, su cui la mia fantasia poco fa si riposava, con una dolce e fidente tranquillità, si mescolava ora, non chiamata, un'altra figura importuna, la cui presenza, di felice che ero, bastava a rendermi infelice.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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