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      Se avessi in questo punto cinquantamila lire in tasca, quale sarebbe il primo passo che dovrei fare? Andrei difilato a battere alla porta della Torre, e domandare del capo custode senza prima essermene informato? E quando mi trovassi a faccia con lui, che cosa gli direi? Gli offrirei di punto in bianco il denaro? E ammesso anche che egli fosse disposto a lasciarsi prendere al boccone, non temerebbe un agguato? Che fiducia potrebbe avere in un giovane sconosciuto? Eccetto che non trovassi qualcuno che potesse dirmi con tutta sicurezza: fra gl'impiegati della Torre rivolgetevi pure al tale o al tal altro: io lo conosco bene: per il denaro è disposto a fare qualunque cosa. Eccetto che, ripeto, io non trovi questo punto d'appoggio (e dove posso trovarlo?) il colpo certamente non riesce ed io casco nella rete. Lo zio Giovanni aveva ragione; una fuga dal carcere con la connivenza di alcuno dei custodi era ineffettuabile.
      Supponiamo che s'invadesse la prigione e si rapisse Fantasio Un cento, diciamo pure un centocinquanta giovani, sono tutte le nostre forze, quando anche ciascuno rispondesse alla chiamata. E dove trovare le armi? La Torre è ben guardata, e a cento passi di distanza, alla porta del Palazzo Ducale, c'è una buona guardia di soldati. Avanti che avessimo atterrata la prima porta, avremmo addosso tutta la guarnigione della città: e prima di giungere alla prigione di Fantasio, vi sarà più di una porta da buttar giù; e poi bisognerebbe conoscere con precisione dove si trova.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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