Ogni croce aveva la sua banda musicale. Quella che precedeva il Crocifisso si componeva di sessanta sonatori. La croce aveva le estremitą d'oro massiccio, dalle quali pendevano grappoli d'uva e fascetti di spighe dello stesso metallo squisitamente lavorato.
L'iscrizione INRI era tutta composta di diamanti. Un fanciullo a cavallo, rappresentante, credo, S. Giovanni Battista (con quale intenzione e per quale fine non saprei dire) era vestito della tunica di oro, che imitava a meraviglia una pelle d'agnello, e la gualdrappa del cavallo brillava d'oro e di gioielli. Insomma oro e oro in ogni cosa e da tutte le parti.
Tutto questo splendore e tutte queste ricchezze finalmente producevano la nausea. Chiudeva la processione un grosso reliquario d'oro e d'argento con non so quali reliquie, e portato da venti uomini che procedevano con passo misurato.
La processione era lunga e s'avanzava lentamente, di modo che ci vollero parecchie ore prima che avesse sfilato.
Le finestre delle case, che rimanevano sulla via, erano parate d'arazzi, la maggior parte rossi, ed erano piene di spettatori che dimostravano la loro soddisfazione spargendo fiori a piene mani. Stufo di quello spettacolo, stavo per aprirmi a forza di gomitate una via attraverso la calca, quando i miei sguardi e la mia attenzione furono richiamati da una veduta la pił graziosa che si possa immaginare. A una delle finestre di un primo piano stava seduta una giovinetta, con la testa fanciullescamente inanellata e reclinata indietro quasi per sottrarsi ad una valanga di fiori, che una grossa e rossa mano teneva sospesa sopra di lei.
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Crocifisso S. Giovanni Battista
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