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      Questa lettera riaperse tutte le mie ferite e mi dette la febbre. Come?
      Rappresentare sé stessa per irreprensibile e gettare su di me tutto il biasimo! Farla da vittima dopo tutto quello che m'ha fatto soffrire!
      O questo poi è troppo. Nel primo impeto della collera scrissi una lettera che ringrazio Dio di aver avuto il buon senso di non spedire. "Forse sarebbe meglio, pensai, chiederle un abboccamento e opprimerla sotto il peso della mia indignazione".
      Stetti più ore in una penosa incertezza intorno al partito da prendere. Finalmente mi risolvetti per quello che solo mi parve, ed era infatti, ragionevole e dignitoso. Chiusi la lettera di Lilla in una busta, e gliela rimandai senza una parola. Eppure in quella lettera, che mi aveva dato tanto dolore, c'era una stilla di consolazione. Lilla era gelosa; il mio cuore, lo confesso a mia vergogna, fece a questo pensiero un balzo di gioia. Gelosa di chi?
      Probabilmente di Santina. La cameriera di Lilla aveva portate alcune lettere della padrona ed aveva parlato con Santina.
      Ora Santina, sebbene d'un tipo un po' strano, era una bella ragazza, e il modo fermo e risoluto con cui aveva eseguiti i miei ordini poteva molto facilmente aver fatto credere alla cameriera e alla padrona che ella avesse qualche ragione sua propria per impedire che quelle lettere giungessero al loro recapito.
      Ho detto più indietro che di fronte alla nostra casa di San Secondo una vasta prateria si stendeva sino alla sponda del torrente.
      Un po' a destra, circa duecento passi dalla casa, sporgeva una selvetta, la cui bruna massa sola rompeva la uniformità della verdeggiante prateria.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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