Fantasio si diffondeva nel provare con gran vigore d'argomenti le ragioni che, rispetto all'Italia, rendevano non solo preferibile, ma anche necessario lo stabilimento della repubblica. L'omogeneità dei principii tra gli elementi della nuova associazione repubblicana le avrebbe data una forza invincibile di coesione e nel giorno della prova un'irresistibile virtù di azione. E osava dire che la società, di cui spediva il piano e i regolamenti, era conforme allo spirito dei tempi presenti e alla comune disposizione degli animi nell'Europa.
I sentimenti patriottici e l'amicizia nostra per lui lo rendevano sicuro della nostra cooperazione. I nomi autorevoli non erano per nulla necessari; la sola cosa necessaria era l'aiuto di uomini di energica volontà e di fede incrollabile, uomini operosi, instancabili e risoluti a vincere o a lasciare la vita nella prova. Sapeva che noi eravamo tali. Un Comitato provvisorio doveva subito formarsi a Genova e mettersi senza alcun indugio all'opera del nuovo ordinamento. Cesare, lo Sforza, il Principe e il fratello di Lazzarino (del quale Fantasio parlava molto bene) ed io avremmo dovuto comporre il primo nucleo, intorno al quale si sarebbero aggiunte, con l'andar del tempo, quelle persone che avessimo credute capaci.
Quanto a sé, egli si trovava in tale condizione da poterci dare informazioni, buoni indirizzi e aiuti d'ogni maniera. Comunicava continuamente col Comitato europeo a Parigi, e coi più ragguardevoli emigrati italiani, tutti cospiratori vecchi e provati.
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