La sentinella ci negò l'ingresso. Dicemmo che andavamo a far visita a un ufficiale; ma la sentinella aveva ordini espressi, e li fece rispettare. Stavamo per ritirarci, quando il sergente che io conoscevo, mi si avvicinò all'orecchio: "Allontanatevi, allontanatevi, per l'amor di Dio: molti dei nostri sono stati arrestati (e ne nominò alcuni, fra cui due intimi di Vittorio) e noi tutti siamo consegnati in quartiere".
E Vittorio?
balbettai io.
Non si è più visto da ier mattina: nessuno sa che cosa ne sia stato
.
Mi si rizzarono i capelli; ebbi una viva impressione che Vittorio fosse stato ucciso mentre tentava di resistere, e mi pareva d'averlo visto coi miei propri occhi. Scomparso Vittorio, caddero gli animi nostri. Eravamo perduti, irremissibilmente perduti.
Gli arresti, specialmente fra militari, fatti a un tempo stesso, durante la notte, non erano molti; ma la scelta degli individui, sui quali era caduta, aveva colpito nel cuore la nostra Associazione. Senza Vittorio, l'anima della cospirazione militare; senza i suoi due coadiutori ed alcuni altri de' nostri migliori artiglieri; con nessuna comunicazione possibile col resto de' nostri amici in quel corpo, per essere rigorosamente vigilati e confinati nelle loro caserme, c'era chiusa ogni via all'arsenale. E che cosa si sarebbe potuto fare senz'armi? Che probabilità di vittoria avevamo noi contro una soldatesca infiammata e resa frenetica dai racconti di sangue e di assassinii, non meno falsi che atroci? Come, per esempio, d'un piano premeditato di Vespri genovesi, di caserme da incendiarsi, d'una strage generale di Piemontesi dentro di quelle, di bande di galeotti da scatenarsi contro la città? Infatti queste e simili altre voci, che le autorità del luogo ebbero poco tempo dopo la sfacciataggine di affermare in un pubblico bando, erano tutte fatte girare per ogni dove da poliziotti e da spie, e trovavano facile credenza.
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