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      Con molta presenza d'animo serrò a chiave la porta chiudendoli dentro e se la dette a gambe giù verso il porto, ma vedendosi vivamente inseguito, si slanciò nel mare, e giunse, nuotando, a bordo d'un bastimento inglese, ivi ancorato. Un altro nostro amico, sul punto di essere arrestato, trangugiò un veleno, e agli sgherri venuti a prenderlo, non lasciò che un cadavere.
      Con la mente ingombra da tristi pensieri ispirati da così lugubri fatti, presi la via di S. Luca, una delle più strette e più frequentate della città durante il giorno, ma assai deserta nella notte, volendo passare per Banchi. Da pochi minuti avevo cominciato a sentire dei passi dietro di me, senza punto badarci; finché la pertinacia di chi mi seguiva e il regolare suo passo secondo il mio, o che l'affrettassi o lo rallentassi, cominciò a svegliare in me qualche sospetto. Desiderando di accertarmi se vi fosse veramente qualcuno che mi pedinasse, tornai improvvisamente indietro, non così presto però che mi venisse fatto di raggiungere o solo di scorgere il mio persecutore, il quale si era in quel mentre dileguato. Ripresi il mio cammino, stando più che mai in guardia, e giunto in piazza S. Giorgio, vidi un gruppo di persone, formato da quattro carabinieri con due altri individui in abito borghese.
      Appena li scorsi, fui certo che stavano ad aspettare me: insomma sentii che la mia ora era venuta. Non già che io m'aspettassi di essere preso in quel luogo, poiché non c'era stato esempio di alcun arresto fatto in istrada, ma ero sicurissimo che quella gente sarebbe entrata in casa mia quasi al tempo stesso di me e, senza alcun dubbio, per impadronirsi della mia persona.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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