Ero sul punto di lasciare la barca, quando sentii dire a Spàlatro: "Chi ci pagherà?". Queste parole mi fecero ricordare che, giunto che fossi al luogo destinato, dovevo dare al Capitano un pezzo di carta, presentando la quale avrebbe riscossa l'altra metà del danaro convenuto per questo viaggio.
Mi posi adunque a cercarlo, e frattanto trovai il passaporto.
Temendo di mettere, se fossi arrestato, in qualche impiccio l'amico che me lo aveva procurato col suo stesso nome, lo feci in minutissimi briccioli e lo gettai in mare. Fatto ciò, porsi la carta, che avevo cercata la prima, al Capitano, dicendo:
Qui c'è il buono per voi. Vi ringrazio; addio, e perdonatemi
. Dette in fretta queste parole, saltai sulla riva.
Strano fenomeno di quella dualità, di cui ho toccato più sopra! Un momento prima ero preda della più strana allucinazione; ed un momento dopo davo prove di prudenza e di previdenza che avrebbero fatto onore all'uomo del più grande sangue freddo. Inoltre, diffidavo di quella gente a segno che, piuttosto di rimanere con essa, avevo preferito di espormi al più grave pericolo e tuttavia, sul punto di separarmene avevo la coscienza del torto che le facevo, e la supplicavo di perdonarmi.
CAPITOLO XXXVI
Il fuggitivo (continua)
Balzai, quasi con un sentimento di gioia, dalla barca sulla spiaggia. Torreggiava in alto la linea perpendicolare di rocce, su cui passa la famosa strada della Cornice, e più in alto ancora sorgevano montagne sopra montagne. Corsi come un cervo ferito su per l'erto sentiero tagliato nel seno della roccia.
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Spàlatro Capitano Capitano Cornice
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