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      , dicevo fra me, "domani la mia mente sarà più chiara, e allora potrò pensare a qualche mezzo più praticabile a fine di uscire da tale imbroglio". In questo mi adagiai sul terreno in una positura da prender riposo, sebbene gli stimoli della fame, che si facevano sentire più che mai, mi dessero poca speranza di passare una notte discreta.
      Che fate qui?
      gridò improvvisamente assai vicino al mio orecchio una voce villana. Apersi gli occhi e mi vidi presso un contadino che mi guardava accigliato. Non mi alzai in piedi, ma mi posi a sedere tranquillamente, in modo da non dargli alcun timore; e cavata di tasca la borsa, gliela mostrai dicendogli: "Ho smarrita la via, buon uomo; sono molto stracco, e desidero non far la strada che conduce alla città. Se volete darmi qualche cosa da rifocillarmi ed un luogo da riposare fino a domani mattina, avrete qualcuna di queste monete".
      Il contadino si mostrò fra attonito e ripugnante: nondimeno, tentato dalla vista dell'oro, mi disse di seguirlo, e m'indicò la via al bel casino che sorgeva lì presso: "Sarebbe curiosa", pensai tra me, "che dovessi aver ricovero precisamente in quella casa, che sono stato a guardare tutto il giorno con sì gran desiderio, e dentro alle cui mura ho tanto sospirato di essere accolto".
      Ma avevo fatto i conti innanzi l'oste, perché, giunto alla porta, il contadino mi comandò di fermarmi e di mettermi a sedere sopra una panchina accanto ad essa, mentre egli andava in casa per trovarmi qualche cosa da mangiare. Ne uscì poco dopo, con un po' di pane e un paniere di ciliege.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471