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      CAPITOLO XXXVII
     
      Il fuggitivo (continua)
     
      La vista d'una faccia amica, il suono di una nota voce sono tali conforti, di cui può sentire tutta la dolcezza solo colui che si trovi nella condizione nella quale allora mi trovavo io. La prima cosa però che mi disse il Dottore riuscì molto sgradita per me, che nient'altro desideravo che di andarmene a riposare. Secondo lui, quella casa non era per me un luogo sicuro; era già corsa per la città la voce d'un forestiero messo a terra sulla mattina da una barca, e che dipoi era stato veduto su per il monte; e non era possibile che soltanto la polizia non fosse venuta a sapere quello che tutti già conoscevano. Perciò, se qualche ricerca fosse fatta, naturalmente sarebbe avvenuta nei luoghi vicini a quello dove il forestiero era stato veduto.
      Non ti spaventare però
      , soggiunse il Dottore con molta affabilità, prendendo per inquietudine il dispiacere che mi si leggeva nel volto: "noi ti caveremo da questo impiccio, purché tu abbia pazienza e ti lasci guidare".
      Non feci nessuna osservazione (e che cosa potevo dire?) e risposi d'esser pronto ad andare dove meglio credesse.
      La mia povera albergatrice, che vedeva andare in fumo tutto il da fare che amorevolmente si era data, e tutti i preparativi della ospitalità, quasi si sarebbe messa a piangere. Non le offersi denaro, perché ero certo che tutto quanto aveva fatto per me, nasceva da sincera benevolenza e da generosità; e le azioni che hanno questa origine non si possono pagare. Mi contentai di stringerle affettuosamente la mano, sperando di farle sentire come le fossi riconoscente dal fondo del cuore: presi poi per le mani il suo marito, e in questo atto feci sdrucciolare nella palma della mano una piccola somma, la quale ero certo che non avrebbe ricusata e nel tempo stesso esprimeva la mia riconoscenza per i suoi servizi.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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