Fuori della porta di casa trovammo alcune persone che ci aspettavano, e che si misero dietro a noi, appena avemmo dato le spalle a quel luogo, che mi era sembrato come un asilo di riposo sicuro. La notte era scura, il cielo coperto di nuvoloni, ed io ero così assonnato che a mala pena distinguevo la strada per la quale si camminava. Tutto quello di cui posso ricordarmi è che costeggiammo il monte nella direzione della città, nella quale però ci guardammo d'entrare; e che dopo aver camminato un pezzo, giungemmo a una torre rotonda, che doveva essere, per allora, il mio nascondiglio. Il Dottore mi presentò a un certo Pietro, che aveva l'apparenza di un campagnuolo e che doveva prendersi cura di me. Appresso mi dette parecchi altri avvertimenti, tra cui che non aprissi la porta se non ad un picchio particolare, che ripeté più volte; e quando fu certo che non avrei sbagliato, entrammo nella torre.
La stanza che dovevo occupare e che era tutto il pianterreno, non aveva che un letto, un tavolino e qualche seggiola.
Qui il dottor Palli, che io strada facendo avevo informato di tutto ciò che si riferiva al mio sbarco in quel luogo, senza esprimergli forti dubbi che i miei timori avessero qualche fondamento, mi tastò il polso, mi ordinò di mettermi a letto, e mi fece un buon salasso; dopo di che mi dette la buona notte. Io mi addormentai di un sonno profondo, e mi svegliai a giorno alto. Ero tornato quel di prima, tranquillo, piuttosto lieto sebbene un po' debole.
Le cose occorsemi negli ultimi giorni mi parevano quasi un sogno.
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Dottore Pietro Palli
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