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      E bene rammentarsi come in quei giorni un governo dispotico, sostenuto da uomini pieni di pregiudizi e sempre tremanti pei loro privilegi, avesse corrotta ogni classe di cittadini; per cui io avevo tutta la ragione di ringraziare Dio, come feci, per essermi imbattuto in una persona, della cui buona fede e del proposito deliberato di salvarmi non potevo dubitare.
      Bisogna ora che dica due parole del Capitano. Appena ebbi lasciata la barca, si mise in via per far ritorno a Genova; dove giunto andò difilato a casa mia, assai mortificato e dolente di dover fare alla famiglia la storia dell'accaduto. Il racconto fu che io avevo dato la volta al cervello e che probabilmente nel tempo che parlava, ero rimasto vittima della mia pazzia, o ero caduto nelle mani della giustizia. Può facilmente immaginarsi la costernazione di tutta la famiglia, l'angoscia e la disperazione di mia madre.
      Nondimeno il più giovane de' miei fratelli, munitosi di un altro passaporto, in luogo di quello che il Capitano gli aveva detto aver stracciato, partì subito per la città nelle cui vicinanze era stato sbarcato, per tentar di scoprire che cosa era stato di me, e vedere se ci fosse ancora modo di soccorrermi. Tra via fece una visita allo zio canonico, il quale dimorava a poche ore da Ventimiglia, con l'intenzione di farcisi accompagnare da lui. Ma quale non fu la sua sorpresa e la consolazione, quando seppe che lo zio era stato già informato dal mio amico Palli di tutto quello che m'era accaduto dal momento che avevo lasciato il Capitano!


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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