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      Cercai una moneta d'oro e gliela diedi, aggiungendo: "Dio vi benedica e vi conceda un buon viaggio. Arrivati a casa, berrete alla mia salute". E mi allontanai col cuore tutto commosso: erano miei compaesani: d'allora in poi sarei vissuto tra stranieri.
      Non saprei dire precisamente che ora fosse: forse mezzanotte o un po' pių tardi. Tutto all'intorno era lugubre e scuro, e il lume della luna che stava per tramontare era cosė fioco da render visibili solo le tenebre, e nulla pių. Camminai qualche tempo in cerca della selvetta d'ulivi, e credendo finalmente d'averla trovata vi andai in fretta. Notai con qualche stupore che il terreno era cosė umido che a ogni passo ci affondavo. Quando arrivai agli alberi, m'accorsi che erano tamarischi e non ulivi. Feci qualche altro passo e mi vidi il mare dinanzi assai vicino. Mi arrestai strasecolato: "Come va questa faccenda? Devo essermi tenuto troppo a sinistra". Scostatomi dal mare in una direzione obliqua, mi spinsi a destra, e dopo pochi minuti, eccomi da capo al fiume. Era molto strano che fossi potuto arrivare sino al fiume, che sicuramente m'ero lasciato alle spalle allora allora.
      Non ci poteva essere che una sola spiegazione e, contro la testimonianza de' miei sensi, l'accolsi. Io pensai tra me: in tutto questo avanti e indietro debbo aver deviato affatto dalla direzione che mi fu additata, ed esser tornato, senza accorgermene, al luogo stesso da cui mi mossi. Se ora volgo le spalle al fiume e piglio una via diagonale, naturalmente devo andare verso Francia.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Francia