Ma ahimè! venne a un tratto un rovescio d'acqua; e siccome non c'era molta probabilità di ottenere l'intento, così ripresi i miei abiti infradiciti, e mi fermai per qualche minuto sotto certe piante, i cui rami erano stati intrecciati in modo da formare una specie di riparo dalla pioggia e dal sole. Questa cosa mi riuscì di conforto, perché indicava che non ero lontano dall'abitato.
Passata la pioggia e fatto un piccolo pezzo di strada, vidi a poca distanza un uomo collo schioppo in mano, che all'atteggiamento e all'abito presi per un cacciatore. Il primo moto sarebbe stato di andargli incontro e chiedergli assistenza, ma il fatto del giorno innanzi m'aveva reso diffidente, per cui non mi attentavo. L'uomo aveva pure visto me, e venendo in fretta alla mia volta mi domandò:
Chi siete voi? Che state qui facendo? Dove sono i vostri compagni?
Che compagni?
risposi io, non senza rimaner sorpreso di tutta quella rozzezza. "Io non ho compagni. Quanto a quello che sto facendo, lo potete vedere da voi stesso: tremo dal freddo e dalla fame".
L'uomo non mi rispose subito, ma si diede a frugare col fucile teso tra la macchia ed i cespugli, come aspettasse di scoprire qualcuno o qualche cosa nascosta.
Ma come siete qui?
mi disse, tornando dalla sua inutile ricerca.
Ho attraversato il Varo
.
Non è possibile che l'abbiate fatto solo
.
Ma sì che l'ho fattoreplicai.
E qual motivo vi ha spinto a mettervi a questo rischio?
.
Allora pensai che invece di un cacciatore, ero inciampato in un guardiacoste.
Sono fuggito
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Varo
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