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      Avrei voluto comprare anche un paio di calze e qualche altro capo di vestiario; ma non m'attentai a parlarne per paura che il mio nuovo amico non facesse di tutto per mettermi addosso qualcuno de' suoi grossi abiti da doganiere.
      Essendomi così provveduto del più necessario, Fenouil mi condusse alla migliore osteria del paese, e mentre stavano preparando una frittata col lardo, scrissi poche righe e molto prudenti ad Alfredo (non però al suo recapito) per dargli la notizia che finalmente ero riuscito a fuggire in Francia. Per buona sorte Fenouil ed io avevamo un discreto appetito; altrimenti quella frugale colazione, che mangiammo in due, non ci sarebbe riuscita gustosa, come riuscì.
      Siccome la diligenza da Nizza ad Antibo non passava che fra un'ora, pensai che tanto sarebbe l'andarmi ad asciugare al sole quanto lo starmene intirizzito in una stanzuccia di quella misera osteria. Appena fui nella strada, eccomi circondato da una turba di persone, curiose di udire le mie avventure e i particolari del mio passaggio del Varo. M'accorsi però che tutti gli uditori non volevano credere che io solo e senza l'aiuto di nessuno avessi attraversato il fiume. Ci furono anzi alcuni che me lo dissero apertamente. Come infatti potevano darsi a credere che io, senza conoscere minimamente il Varo, avessi potuto avventurarmi e uscire bene da un'impresa che il più ardito contrabbandiere non avrebbe tentata in quella stagione?
      Fenouil, dando a quegli increduli un'occhiata di disprezzo, domandò loro se avessero preso il signore per un pulcino bagnato; e mentre io stavo ascoltando la loro discussione, non potevo non provare un senso di raccapriccio, pensando al grave pericolo da cui ero scampato.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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