Va a drento, vede tutto, e sminuzza tutto: e non saprei dire se ella sia più felice in ritrovar le cose nascoste, o in giudicare aggiustatamente di quelle che paiono segrete senza esser misteriose, sapendo ella ugualmente parlare e tacere dove e quando bisogna. Nel suo conversar familiare, mai niente di studiato, mai niente a caso: nelle cose più minuali ci riconoscete dell'attenzione, nelle più serie niente di forzato: quello che ell'ha di vivo è anche aggiustato, e i suoi pensieri, anche i più naturali, se ne vengono via d'una maniera graziosissima. Non v'è già pericolo che ne' suoi discorsi vediate pigliar fuoco a certi lampi d'immaginazione, talvolta anche felici assai, che scappano, per così dire, allo spirito senza ch'ei se ne accorga, e che facendosi quasi sempre ammirar dagli altri, il solo che li ha, o per dir forse meglio, che li patisce, non li assapora: di questi, Emilia n'è nemica capitale.
In tutta la sua persona poi vi vedete un non so che di grande e di signorile, che rigira con una segreta comunicazione nell'aria della faccia, nelle qualità dell'animo e in quelle della mente.
Per natura, ella più tosto darebbe un po' nello splendido, ma un'aggiustata considerazione de' suoi mezzi la fa ritenere anche su questo bel proclive, amando ella meglio di far un po' di violenza alla propria generosità che di correr risico di poter avere a far esperienza dell'altrui: tanto ritrosa a dar mai motivo a' suoi d'aversi a scomodar per lei, quanto sfiziosa co' forestieri, e piena di zelo nelle convenienze de' suoi amici.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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Emilia
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