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      Chi si vuol cimentare a condur su 'l teatro eroi antichi bisogna che si cacci bene in testa il genio della nazione, il genio del tempo, e il genio più particolare della persona. Altri concetti bisogna mettere in bocca a un Re d'Asia, altri a un Console romano. Quello parlerà come un monarca assoluto, e monarca assoluto di sudditi schiavi: questo come un senatore che dà vigore alle leggi e le fa obbedire da un popolo libero. Altre tinte ci vorranno a ritrarre un antico romano, frenetico del pubblico bene e messo in smania da una libertà feroce; altre per un adulatore al tempo di Tiberio, acciecato dall'interesse e avvilito dalla servitù. E questo non basta ancora, ch'e' bisogna variare i visi secondo che vediamo dall'istoria variare i personaggi ancorchè contemporanei e costituiti nelle medesime circostanze. Bel pensiero sarebbe far la medesima maschera per Catone e per Cesare, per Cicerone e per Catilina, per Bruto e per Marcantonio, per questo che tutti sono stati cittadini d'un'istessa Repubblica, e in un istesso tempo. Lo spettatore, quand'ei si vede innanzi di questa gente, per ben giudicarne tien l'istesse regole del Poeta [per] ben dipignerla, che vuol dire ritira il più ch'ei può la mente da tutto quello ch'ei si vede dattorno: l'usanze, il gusto del suo secolo, e bisognando rinunzia per allora al suo proprio naturale ove sia contrario e quello delle persone ch'ei vede in palco: nè può esser altrimenti, poichè non potendo oramai i morti entrar ne' nostri piedi, e' può ben la ragione, che è sempre l'istessa di tutti i tempi, far entrar noi ne' loro.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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