Il discorso di Poro aveva a aver un'aria più pellegrina e più rara; che se Quinto Curzio ha potuto farsi ammirare in una concione ch'ei fa fare agli Sciti alla scitica, ben poteva l'autore imitarlo e rendersi altrettanto ammirabile in farci assaporare il genio per così dire d'un altro mondo.
La differente condizione di questi due Re, ciascheduno de' quali corrispose così bene a quel ch'ei si doveva nella propria; la lor virtù esercitata per diverse strade nella lor fortuna avversa, son due incidenti così grandi che, come si vede, hanno impegnato gl'istorici a fermarvicisi e a lasciarcene una pittura molto e molto finita. Il Poeta, in cambio d'aggiugnere, come gli era lecito, o almeno d'ornare con tutte le gale della poesia, ha stimato più sano o più comodo il ritrinciare dimolte belle cose che erano nell'istoria: o sia che lo scrupolo di dir troppo non gli abbia lasciato dire a bastanza, o che una secchezza, o povertà naturale, gli abbia levato l'animo di dir tutto il vero. Qui andava entrato nel più intimo fondo di queste due grand'anime, e cavatone fuori, come ha saputo far Corneille, non solamente quanto elle pensarono in quella contingenza, ma quanto ell'erano capaci di pensare secondo l'analogia de' loro più naturali e più familiari sentimenti. Ma il buon uomo ci schizza appena i primi contorni, poco curioso in ritrovare il di fuora, poco profondo in notomizzare il di dentro.
Io quanto a me, mi sarei proposto di voler far consistere tutto il forte di quest'opera nella viva rappresentazione di questi due grand'uomini, e in una scena degna della grandezza del suggetto, averei un po' voluto vedere insin dove mi fosse riuscito il fargli andare.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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