Eh, che per sentirsi razzolare il cuore dalle lacrime d'una donna, vuol essere un'innamorata che pianga la morte d'un amante, non una moglie che si disperi per quella d'un marito. Il dolor della prima, tutto cascante di vezzi e di tenerezze, ci va molto più adentro dello sconforto d'una vedova, per buona regola sempre sospetta d'artifizio e d'interesse, e che quand'anche sia tutta sincerità, a misura che c'intenerisce il cuore con le lacrime ci funesta l'immaginazione con l'idea della bara e delle cirimonie lugubri d'un funerale.
Di quante vedove si rappresentano su le scene, io non veggo pari a Cornelia. Quando io veggo costei, in cambio di ricordarmi de' figliuoli che hanno perduto il Padre, e della moglie che ha perduto il marito, que' suoi sentimenti così romani non mi lasciano più veder altro che Pompeo e Roma.
Ecco insin dove si può scherzar con l'amore nella tragedia, anche per servire al costume senza disservire al decoro: ma che di grazia i troppo teneri di cuore si contentino di così, perchè se a sorte si dessero ad intendere che il fine primario di questo genere di componimento fosse l'intenerire, sappiano che s'ingannerebbono assai, poichè nei soggetti puramente eroici la grandezza dell'animo è quella che ha da andare innanzi a ogni cosa, e quel che in una femmina innamorata d'un uomo ordinario potrebbe chiamarsi tenero e gentile, in una donna appassionata d'un eroe sarebbe fiacco e poco meno che infame. Io non dico già che quand'ella è sola non abbia a potersi sfogare della sua agitazione interna, sospirare quando nessuno la sente, e aprirsi ancora con una sua intima e ben conosciuta confidente del suo affanno, delle sue apprensioni: ma voglio, poi, che schiava in catena della gloria, compagna indivisibile della ragione, e padrona assoluta di se stessa e della sua passione, porti sempre l'amante a cose grandi con la sua resoluzione, non ne lo tiri addietro con la sua debolezza.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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Cornelia Padre Pompeo Roma
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