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L'amicizia è un commercio, di questo non ce n'è dubbio; il traffico n'ha a essere onesto, ma finalmente traffico: chi più ci ha messo, più ne ha a ritirare, e la ragione non si può disdire senza venire al saldo. Ma dov'è un calcolatore di buona fede, e che non pretenda di conguagliare con ogni più piccolo disgusto ogni più gran servizio?
Ognuno dice maraviglie del suo buon cuore: questa è una vanità alla moda, nessuno ha altro in bocca e nessuno n'arrossisce. Intanto ognuno si fa una regola a suo modo per la gratitudine, sempre comoda a sè, sempre scomoda per il compagno. Tacito ce ne dà la ragione: egli è, dic'egli, che la nostra gratitudine si pratica alle nostre spese, e quella degli altri a nostro profitto. L'amor proprio storpia la regola per noi, e la raddirizza per gli altri. +++
Il bene che si fa per obbligo si fa quasi sempre di mala grazia: quel motivo forzato si risguarda come un padrone fastidioso che brava sempre. Però si cercano tutte le occasioni di licenziarsene e di scuotere un giogo che si porta per rabbia.
Di qui nasce che le officiosità di questi tali hanno sempre un certo che di languido che sfiora tutto quel po' di bene che ci fanno. Con questi bisogna o parlare o schiattare, e anche parlare più d'una volta, altrimenti, abbiate che bisogno volete, non v'aspettate mai ch' e' v'intendano. Bisogna star loro del continuo alle costole, e mettergli al punto che a non fare ne va del loro interesse e della lor riputazione, e sopir loro tutte le difficoltà. Il lor cuore è sempre in una spezie di letargo.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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