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      Forse Iddio non ci ha voluto perfetti quanto bisognerebbe per esser sempre amabili; perchè abbiamo dunque a pretendere d'esser sempre amati? +++
      Da principio noi ci guardavamo più dal far apparire i nostri deboli; le nostre condescendenze, le nostre finezze ci valevano per altrettante virtù: in oltre bisogna considerare che anche noi avevamo la grazia della novità: e queste grazie sono un certo fiore sdegnoso, simile a quello che la rugiada fa apparir su le frutte: ci son poche mani che le sappian corre senza levarglielo.
      Confessiamo dunque che anche gli uomini i più di garbo hanno alle volte, nelle loro amicizie le più assodate, certi intervalli d'invasamento o di languidezza, senza rinvenirne essi medesimi la cagione, e questo male, a non ci far niente, è la morte dell'amicizia, e l'unico rimedio è l'impegno: cioè l'onore che un si fa in sostener l'impegno.
      L'impegno è quello che s'ingegna alle volte di ricoprire i difetti del cuore, che fa la figura di tenerezza, che salva un tempo l'apparenza, tanto che una volta l'inclinazione si risveglia e ripiglia il suo primo vigore.
      Io non dico di quell'impegno formalista e smorfioso che ci assuggettisce a etichette e ghignetti redicoli, che oltre al non dar nulla a un pover uomo che ha di bisogno, gli toglie insino il pretesto di dolersi, e la cui tirannia si rende talora più insopportabile dell'infedeltà medesima.
      Io dico d'una sana ragione che può unire con le imperfezioni della nostra natura, che le corregge il meglio che si può, che ha in odio l'affettazione, che tira al bene puramente perch'egli è bene, che non se l'intende con l'amor proprio e co' suoi rigiri, sempre disposta a giovare, e che per molto che ella giovi le par sempre d'aver fatto poco, che nè s'applaudisce nè cerca d'essere applaudita; ma in oggi


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
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Iddio