Cercar convien trai Cavalieri errantiDe' fidi amici, e de' perfetti amanti.
Concludo, o bene o male, che l'amicizia e l'impegno son due cose che si reggono l'una l'altra: e che se l'impegno che non è naturalizzato dall'amicizia non è punto amabile, l'amicizia che non è sostenuta dall'impegno non è punto sicura.
Su quella massima che s'ha a disprezzarla fortuna e non si curar della Corte
Questa è una massima più difficile a persuadersi dell'altre. Ell'ha contro non solamente tutti quelli che ottengono del bene, ma tutti quelli che ci aspirano.
Io per me confesso che difficilmente saprei ridurmi a credere che uomini ragionevoli abbiano preteso di farne una regola generale. Più tosto direi che la loro intenzione fosse stata di consolar con essa i poveri sfortunati, e di medicare gli spiriti malati d'un'inquietudine che non serve a niente.
Se questo è, io non gli so condannare. S'egli è permesso di chiamare ingrata e crudele una dama alla quale s'è servito senza frutto, non so vedere perchè quelli che credono d'aver ricevuto torto dalla fortuna non abbiano a poterle dare un calcio e proccurarsi lontano dalla Corte una quiete che vaglia loro di quel bene che non ne hanno cavato? Che si fa egli alla Corte a renderle disprezzo per disprezzo?
In questo caso, che un galantuomo volti le spalle alla Corte, io quanto a me, non gli so voler male: quello che mi parrebbe redicolo sarebbe s'ei facesse gala del voltargliele.
[Faccia costui il filosofo quanto gli pare, la sua filosofia appresso di me è fortemente indiziata di vanità. Questi ippocriti della Corte, me non mi ci fanno stato: questi che predicano agli altri il ritiro per una bella cosa intanto che a loro par brutta.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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