Se voi dite da vero di più non curarvi della fortuna per voi, che tanto v'import'egli di quella degli altri? [Se volete che vi si creda che siete voi quelli che avete dato il repudio alla vostra, lasciate in buonora convivere gli altri con la loro e non vi pigliate tanti fastidj. Questo è un far da Dueña spagnola: per la rabbia di non poter più far l'amore per sè, non lasciar vivere a chi non disdice il farlo. +++++]Qui la vostra aversione si scatena contro tutti quelli che pretendono, la vostra invidia contro tutti quelli che conseguiscono, il vostro livore contro tutti quelli che danno: e per aver l'onore della vostra stima e della vostra amicizia, bisogna contentarsi di morire, o almeno almeno di ridursi miserabile.
Io so bene che una persona di merito, che gli succeda una disgrazia, ha sempre a esser compatito, e che un fantoccio, in qualsivoglia fortuna ch'ei venga, ha sempre a esser tenuto per quel ch'egli è; ma l'odiare i favoriti per puro odio del favore, ma amare i disgraziati per pura grazia della disgrazia, questa è una dirittura stranissima, incomoda a sè, insopportabile agli altri, e sempre rovinosa.
Pure la varietà de' cervelli ci fa veder questo e altro nella vita de' cortigiani. ++++
Io ho di già detto che in Corte ci sono di quelli che al primo contrattempo che arriva all'amico, non gli guardano più in faccia, il solo interesse essendo la misura della loro amicizia, il solo interesse quella delle loro aversioni. Chi non è buono a servirgli, ha addosso tutti i difetti, chi lo è, tutte le perfezioni.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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Dueña Corte
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