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      Dello Studio e della Conversazione
     
     
      La conversazione è un bene così particolare dell'uomo che ella può dirsi un'adiacenza della ragione. Ella è il vincolo della società, l'anima del commercio della vita civile, l'interprete dei pensieri della mente e de' movimenti del cuore, la conquistatrice e la conservatrice delle amicizie.
      La comunicazione di due amici gli fa consorti de' beni e de' mali, e ricrescendo loro le consolazioni, diminuisce i travagli. Il medicamento reale del dolore è la libertà del dolersi: la salsa, dirò, reale del gioire è la sodisfazione del dirlo. Tant'è, l'uomo è fatto per esser sociabile: a tal segno che definirlo per animal sociabile non sarebbe men definito che per ragionevole.
      Non si può ritirarsi dal consorzio degli uomini senza tradir l'intenzione della natura. Per vivere in un continuo ritiro bisogna esser qualche cosa o da più degli uomini, o da meno delle bestie, che pure hanno qualche sorta di comunicazione tra di loro, estesa da alcuno, sul fondamento di non so quali esperienze, a una maniera particolare di linguaggio.
      Quello che io direi di saper di certo è che in questo mondo non c'è bestia simile a quella razza d'uomini che fanno professione d'aver in odio e in sprezzo l'universo genere umano; simili a quel pazzo cittadino d'Atene che non apriva bocca per parlare a uno che un sonoro "alle forche" non fosse il preliminare del discorso, e che trovò la via di maledire gli uomini anche dopo morto, purchè, si contentassero di legger l'epitaffio ch'ei s'era lasciato.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





Studio Conversazione Atene