Per un po' di contrastomaco, per un po' di suggezione, noi non la guardiamo a giocarci tutto quel di buono che ne potremmo cavare. Come vediamo quei visi torbidi, potrà essere il prim'uomo del mondo, non c'è che dire, non lo vogliamo dattorno; sia un asino, e ci vada ai vezzi, non ce ne sappiamo staccare. Quella magistralità, non ha dubbio; è odiosa: ma dall'altro canto, non s'ha egli a menar buono qualche cosa a que' capelli canuti? S'ei si contenta di far a mezzo, per così dire, con esso de' frutti della sua lettura, della sua esperienza, che cosa possiamo noi dargli che ci costi meno d'un po' di sommissione ai suoi dettami, almeno in apparenza?
Ma io nè anche voglio che questa sommissione sia così cieca che ella non si riservi la libertà di discorrere su quello ch'ei dice. Voglio solamente che se gli risponda, con un po' di buonacreanza, e che non se gli contradica se non quanto serva a intenderlo bene; ma una volta inteso, e trovatolo dalla parte della ragione, voglio che questa ragione ci guadagni e che ella ci paia bella anche in bocca a un Pedante; per questo saremo noi in obbligo di ricever tutte le sue lezioni, come suol dirsi, dall'A alla Zeta, e a giurare su le parole del Maestro? questo è un trattamento che non va fatto se non alla Fede: anzi io prèdico che a volerci assicurare di non inabilitarci a giudicar sanamente di quello che ci vien detto, ci bisogna star sempre in parata contro quella preoccupazione che può venirci dalla stima e dall'aura di chi lo dice. La qualità, il modo del porgere, il mostaccio, le circostanze del tempo e del luogo, tutto è abile a farci stare.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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Pedante Zeta Maestro Fede
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