Questa volta il Senato, più prudente assai, piglia un'altra strada affatto. Ai Collegati che domandano soccorso manda truppe e viveri: e di tutte le assistenze che gli offerisce Napoli non accetta altro che grani con pagargli.
Con tutti questi provvedimenti però, con tutta questa fermezza, se Cartagine faceva altrettanto per rovinar la Repubblica quanto faceva Roma per conservarla, la Repubblica non c'era più. Intanto che a Roma si fa buon viso a un Console che ha fuggito, e si ringrazia perch'ei non ha disperato della salute della Repubblica, a Cartagine si processa Annibale che ha vinto. Hannone non gli può perdonare il felice successo d'una guerra ch'ei non ha consigliata, e più tenero de' suoi sentimenti che del ben pubblico, fa il possibile per fare apparir niente gli acquisti fatti, e per impedire il da farsi.
Costui agisce da collegato de' Romani: e perchè Annibale è suo nemico particolare, lo risguarda come nemico comune. Quando sente ch'ei manda a chieder gente e danari, O pensa, risponde in pieno Senato, s'ei perdeva la battaglia! O che costui ci minchiona dandoci ad intendere tante belle cose, o ch'egli è un ladro pubblico che dopo essersi appropriate le spoglie de' Romani tira adesso a quelle de' Cartaginesi.
Questi livori, se non bastavano a impedire i soccorsi, bastavano a sconcertargli. La sollecitudine degli allestimenti si scontava con l'indugio della spedizione. Se una volta arrivavano a partire, si faceva loro far alto in Spagna, con che arrivavano in Italia quasi sempre passato il bisogno, e sempre in pessimo stato.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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