Pagina (91/263)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Certa cosa è che questo decreto spropositato fu un puro effetto de' suoi artifizj. Pensate chi la poteva allora con la vanità di Minuzio. Al parer suo, Fabio non sapeva dov'ei s'avesse la testa, Annibale non aveva modo di stargli a fronte, e allora allora i Cartaginesi avevano a sbrattar d'Italia. Per non avere a spartirne la gloria con Fabio, fa il suo campo a parte, e leva ogni comunicazione con esso seco. Annibale marcia dritto a lui, s'avvicina al suo campo, per farla breve, l'impegna a una battaglia con disavvantaggio di posto, e lo disfa.
      L'istesso giuoco fa ai Consoli che dettero la battaglia di Canne. Vero è ch'ei non ebbe di bisogno d'una condotta così sopraffine. La prudenza di Paolo gli dette meno da pensare di quella di Fabio, perchè l'ignoranza e la presunzione di Terenzio lo fecero precipitare da sè da sè.
      Qualcheduno si maraviglierà che io mi sia diffuso così lungamente sopra un fatto che va a parare nella semplice rotta di Minuzio, e che io me la passi così seccamente su la grande e famosa giornata di Canne. La ragione è che io mi diletto più d'osservare gli umori degli uomini che di descriver battaglie: e secondo che le persone di giudizio si fermano più volentieri a considerar Cesare nella guerra di Petreio e d'Afranio che in tante altre sue azioni più rumorose, così ho creduto ancora che sarei piaciuto più con far osservare il genio d'Annibale in un'azione tutta di scuola che in un successo, quantunque grande, che l'imprudenza d'un Console gli fece avere con poca fatica.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





Minuzio Fabio Annibale Cartaginesi Italia Fabio Consoli Canne Paolo Fabio Terenzio Minuzio Canne Cesare Petreio Afranio Annibale Console