Le figure, quelle particolarmente che consistono nell'assortimento delle parole, così affoltate, e l'ordine col quale camminavano, così de' comuni, che ogni scolaretto sapeva a mena dito quale di man in mano aveva a venire, e così nude e crude che le raffiguravano tutte pe' loro nomi; anzi mi sovviene a questo proposito che uno che m'era allato, una volta che appunto io m'era cominciato a addormentare, pah, gridò, la bella prosopopea! pah, le belle antitesi! Io stetti cheto, perchè mi passò per la mente che costui, come mi son trovato dell'altre volte, stesse lì salariato per aizzar l'auditorio ad applaudere all'oratore. Finito, come a Dio piacque, il recitamento, ognuno uscì della sala, e vi so dire ch'io non fui degli ultimi, sodisfatta per un pezzo la mia curiosità di simili ricreazioni. Ebbi gusto tuttavia di sentire il giudizio degli altri, e cacciatomi in un circolo che s'era formato sotto le logge, dove mi pareva che si discorresse della materia, sentii che ognuno diceva la sua, e i più in bene, e bene assai. Molti lodavano il tema: altri ammiravano la ricchezza delle figure e l'ardire delle espressioni: n'intesi infin di quelli che più che tutto il resto magnificavano quell'aver durato due ore, e non si sapevano dar pace come si potesse durar tanto a dire sopra un suggetto di quella natura. Certi amici miei, che s'incontrarono a esserci, facendomi più onore di quello che io merito, persuasi forse che in queste materie ancor io potessi dir qualche cosa, mi cominciarono a stuzzicare perchè io dicessi.
| |
Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
|
|
Dio
|