Egli è che dal principio alla fine ci servono sempre il medesimo piatto; di gran discorsi fuori di proposito, di gran brandelli mal messi insieme, di gran citazioni d'autori senza bisogno e senza discrezione. Guarda che ci risparmiassero mai un luogo di Platone o del Trismegisto, stirabile o poco o assai al loro proposito. Tant'è il di dentro della casa dell'istesso gusto della facciata, e tutto il lor lavoro, come disse uno de' maggior uomini del nostro secolo, è come la Venere di quel cattivo scultore che non avendola saputo far bella la fece ricca. E pure questo modo di fare ha trovato i suoi ammiratori, e quel che è più, i suoi imitatori ancora: noi abbiamo veduta quest'eloquenza così in voga tra di noi come la poesia di Ronsard. Di questa, Malherbe fu il primo a romper l'incanto e a farci fare un po' di buon gusto, e se abbiamo giudizio, con le satire di Boisleau (sic) averemmo e finir di disfarci de' cattivi Poeti: così potessimo noi fare de' cattivi Oratori ancora, ma son troppi. Questa contagione s'è dilatata nella Curia niente meno di quella degli Abderiti, della quale si serve Luciano per metter graziosissimamente in canzona gl'Istorici del suo tempo; dicendo che nell'istesso modo che gli Abderiti, intesa che avevano una tragedia d'Euripide, per parecchi giorni non rifinavano dalla mattina alla sera di recitarne de' pezzi, giusto come se tutti delirassero per una febbre acuta, così gl'Istorici, per imitare Erodoto e Tucidide, si facevano dalla guerra de' Parti, stiracchiandola per via d'antefatti così disparati dal loro suggetto, come sono per lo più gli esordj de' nostri Declamatori dalle loro narrative.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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