E secondo che non è molto che io ho fatto questa fatica, credo che la memoria mi servirà bastantemente per potervela ridire appresso a poco come l'ho messa giù.
A pretendere d'arrivare a esser qualche cosa nell'arte dell'eloquenza ce ne vogliono dimolte. Gran fondo di giudizio e d'ingegno, vivezza d'immaginativa, gran memoria, buona presenza, buon modo di porgere, e più da uomo di Corte che di Collegio, gestir nobile, franchezza non sfacciata e grande scioltezza di lingua. Queste quattro ultime cose si possono acquistare con l'esattezza dell'osservazione e con la lunghezza dell'esercizio, non già così le prime: l'arte può migliorarle, darle, la natura solamente. Ancorchè tutte queste cose siano molte, e che tutte insieme n'abbraccino molte più, in ogni modo a far che un oratore sia oratore ce ne vogliono dell'altre: studio e pratica di mondo, e poi c'è tutto. Prima d'esporsi a parlare in pubblico bisogna avere in capitale la lettura di tutti gli autori più accreditati, e particolarmente di quelli in tutte le scienze che possono dirsi originali: e questa lettura ci servirà a poco se la conversazione d'uomini dotti e il consiglio e la censura d'un amico intendente e sincero non c'insegnerà a bene usarne, cavandone quel che può adattarsi al gusto del secolo e alla nostra professione. Non tornerà nè anche male che l'accesso delle anticamere, che una seria introduzione con qualche Dama di spirito, che la lettura di quel che esce di man in mano di più applaudito, e ancora, che un po' di gusto, e forse un po' di tintura di poesia ripuliscano le nostre maniere e raggentiliscano e propriamente disinvolgano la nostra lingua.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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Corte Collegio Dama
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