Io ho pensato delle volte che se io avessi avuto a far qualche cosa per la scena, nella quale mi fosse convenuto formare i caratteri di certi ch'io conosco, per me sarebbe stata una fatica grande: perchè mi sarebbe bisognato andare a ripescare ne' fondi più vergini della mia speculativa quei sentimenti di perfidia che non posso sperar dal mio cuore: per mettere il mio genio su la moda, pensate, mi sarebbe bisognato cominciare a rifarlo dall'ignudo: e poi nel distendere, averei avuto a ogni parola ad aver l'occhio alla penna perchè non fosse andata, al suo solito, a seconda del cuore. Tant'è, questa non era cosa da me, chè sarebbe tornato malissimo a chi non pretende di piacere agli uomini l'aver a far notomia di tutti i loro pensieri, dissimulare tutte le loro magagne, e intanto tradire i proprj sentimenti. Io so benissimo che si dirà di me l'istesso che di Platone o di Cicerone: che quegli ebbero la vanità di darsi per originale d'un perfetto politico, d'un perfetto oratore, e che io ho quella di propormi per idea d'un vero amico. Ma se io son delicato sul punto della mia stima, è certo che sentirò frizzare il gastigo, ancor che dovuto all'amore disordinato che ho di me medesimo: e se bevo grosso, m'importerà pochissimo la mia esinanizione in cospetto di Critici d'una certa razza. Per altro, io non ho occasione di maravigliarmi, e molto meno di dolermi, che questa miserabile leggenda incontri l'istessa fortuna di tanti libri buoni; la stima viene alle volte da certi, che non è la più gloriosa cosa del mondo l'avergli per creditori.
| |
Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
|
|
Platone Cicerone Critici
|