La Natura, savia, che non ha voluto mettere in disputa i suoi principj co' cervelli degli uomini, te gli ha appoggiati tutti al gioire e al godere. L'uomo naturalmente vuol esser felice, ma non sa esserlo; egli non s'inganna quasi mai su 'l principio generale che quello che piace intanto possa esser felicità in quanto è virtù: solamente s'inganna nell'applicarlo, e per metter d'accordo con questa vera idea di felicità le sue inclinazioni, che fa? Va, e ferma quest'altro principio particolare, che una cosa intanto possa esser virtù in quanto non repugna a quello che piace.
Io non pretendo nè di moralizzare nè di criticare su la varia costituzione del nostro secolo dai passati. Io so che in tutti la corruttela è stata sempre a un modo, e che in materia di vizj non ci può essere altra differenza se non che i primi secoli hanno inventato e gli altri copiato. Mi dolgo solamente che noi, lasciandoci portare alla piena senz'altra riflessione, subito che vediamo in viso l'onesto ci diamo a fuggire, senza voler nè anche pensare se a sorte con tutto l'essere onesto, ei non potesse esser ancora dilettevole.
Veramente i Signori Cortigiani, che si piccano tanto di buon gusto nella delicatezza de' piaceri e che raffinano ogni cosa, mi pare che in questo l'intendano molto male, di rinunziare alle consolazioni dell'amicizia dichiarandole per d'un gusto all'antica. Con questa massima la loro vita si riduce a commedia, ogni cosa è gesti: la slealtà che ride in faccia è il distintivo del buon cortigiano, e l'impossibilità di chiarire una mala azione è la prova dell'innocenza.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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Natura Signori Cortigiani
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