Tornare a tentar di nuovo la sua fortuna, soccumbere, rinfacciare alla virtù la sua dappocaggine, e cavare un soccorso più utile dalla disperazione che da una femmina ingrata ch'egli aveva servito con tanta fede.
In quanto a Plutarco, bisogna andar d'accordo che la forza naturale del suo dire non scade niente dalla dignità delle azioni le più grandi, e se gli può applicare con somma giustizia quel facta dictis exæquata sunt. C'è di più ch'ei non trascura nè le azioni mediocri, nè le più triviali, esaminando con una particolare attenzione anche l'uso quotidiano del vivere. Le sue comparazioni, che Montagne trova così maravigliose per verità, paiono bellissime a me ancora. Direi però che egli avesse potuto andare un po' più là, e toccare un poco più il fondo del naturale. Nel nostro spirito vi sono de' ripostigli e delle segrete che non gli hanno dato negli occhj. Se io avessi a dire, egli ha esaminato l'uomo troppo sommariamente, nè l'ha creduto così vario da se medesimo come egli è in effetto; cattivo, da bene; giusto, ingiusto; amorevole, crudele; tutto quello che non tiene il fermo, Plutarco lo riduce a cagioni esterne. Tant'è, se egli ci aveva a far l'elogio di Catilina, giuoco ch'ei ce lo dava o per avaro o per prodigo: quel partito di mezzo dell'alieni appetens, sui profusus, era di là dalle sue vedute. Pensate se egli averebbe saputo cavar le mani da quelle contrarietà che Salustio ha ravviate così bene e che Montagne medesimo ha inteso meglio assai di lui.
Per vedere che cosa è Petronio basta sentire come ne parla Tacito: e bisogna ben dire ch'ei fosse un vero Re de' galantuomini, mentre ha potuto far uscir di gravità un istorico così severo con fargli pigliar compiacenza in diffondersi nelle lodi d'un sensuale.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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