Pure, già che voi non volete dispensarmi dal dirvi quello che ne sento, vi contenterete che io vi vada deducendo quello che ho osservato su la simiglianza e la dissimiglianza che mi par di trovare tra l'uno e l'altro personaggio.
Tutti e due di gran nascita. Alessandro, figliuolo di Re: Cesare, d'una delle prime case d'una Repubblica, i cittadini della quale si tenevano da più dei Re. In Alessandro pare che gli Dij volessero preconizzare la sua grandezza futura e col sogno d'Olimpia, e con qualche altro presagio che non rimase punto smentito dall'altura eziandio del suo genio puerile, dalle sue lacrime gelose della gloria di suo padre, dal giudizio di suo padre medesimo che lo riconobbe per nato a troppo maggior regno del suo. Anche in Cesare sono state delle cose di questa istessa natura. A Silla pareva di riconoscere in lui ancor giovane più d'un Mario. Il sogno che egli ebbe di giacersi con sua madre, che gli Aruspici interpretarono per la superiorità che egli averebbe avuto sopra la terra, madre comune degli uomini. Le sue lacrime in veder la statua d'Alessandro, considerando di non aver tentato ancor nulla in quell'età medesima nella quale quell'altro aveva di già fatto tutto.
Tutti e due un grande amor per le lettere. Ma Alessandro, che dovunque si trattava di superiorità non intendeva burle, la sua prima mira nelle scienze era il sapere più degli altri, e vedetelo da questo: ch'ei fece querela a Aristotile d'aver accomunate ad altri notizie che egli aveva sempre creduto che avessero a essere per lui solo, confessando ch'ei non faceva minor capitale della prepotenza delle lettere che di quella dell'armi.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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