Pensate se c'è caso che costoro si riducesser mai a contentarsi di pigliare un'esatta notizia delle nostre leggi fondamentali! Parrebbe loro di decader dal loro posto e di mettersi, per così dire, una toga addosso. E pure, senza di questi lumi ardisco dire che sia impossibile lo scriver un'istoria, la quale per esser buona ha a esser tutta come intarsiata di reflessioni utili e giudiziose.
Bacon aveva spesso in bocca questa doglienza: che gl'Istorici aman sempre diffondersi su le cose di fuori, quasi paia loro una freddura il fermarsi su quelle interne costituzioni dalle quali depende la tranquillità pubblica. Che parendo loro d'andar a nozze ogni volta ch'egli hanno a raccontar le calamità della guerra, non toccan se non di passaggio e con aversione le buone leggi che sono il fondamento della società civile. Le doglienze di questo grandissim'uomo mi paion tanto più giuste quanto ch'io non veggo Istoria tra i Romani che non istruisca così a fondo del di dentro della Repubblica con la notizia delle sue leggi, come del di fuori con quella delle sue conquiste. Voi vedete in Livio l'abolizione delle vecchie leggi, vedete lo stabilimento delle nuove, vedete tutto quel che depende dalla Religione, tutto quel che risguarda la Liturgia. In Salustio, la Congiura di Catilina è ell'altro che una raccolta, per così dire, di tutte le costituzioni della Repubblica? Quella concione di Cesare, sì delicata e così alla lontana, su che altro si rigir'ella che su la Legge Porzia, su le giuste considerazioni che ebbero allora i Padri per rilasciarsi da quel primo rigore nel punire i Cittadini, e su le fastidiose conseguenze che si sarebbe tirata dietro la violazione d'un provvedimento sì delicato?
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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