L'istesso mi par che avvenga a tutti gli altri nostri Traduttori i quali, col mettersi a tradurre, mi par che si diano la sentenza da lor medesimi, quasi sentano essi stessi la propria sterilità: perchè chi si contenta di mettersi a far valere i pensieri degli altri mostra di non promettersi molto dall'eccellenza de' proprj. Vero è che il Publico dee chiamarsi a questi tali infinitamente obbligato della fatica che durano per supplir con ricchezze straniere alla scarsezza delle native. Io non son dell'umore d'un Cavaliere Spagnolo amico mio, galantissimo spirito e eruditissimo, ma nemico capitale di tutti i Traduttori: non potendo egli star sotto a che gl'infingardi ignoranti abbiano a imparare così a buon mercato nelle versioni quel che egli ha sudato tanto a imparare nei testi originali.
Quanto a me, oltre ch'io m'approfitto in mille occasioni delle faticate ricerche de' Traduttori, ho un grandissimo gusto che la cognizione delle cose antiche si familiarizzi sempre più con l'universale: e confesso di provare una gran compiacenza quando veggo ammirarne gli autori da certi che avanti che gl'intendessero ci averebbon dato del pedante per la testa, se ce gli avessero intesi nominare. Io unisco per tanto la mia gratitudine a quella del pubblico, ma in quanto alla stima ne vo un po' più a rilente, e saprò esser liberalissimo di lode per una traduzione con tutto l'esserne scarsissimo per il genio del Traduttore: come in fatti io stimo assaissimo le versioni d'Ablancourt, di Vaugelas e di Durier senza far gran caso del loro spirito, s'io non ne veggo qualche altro saggio in opere tutte loro.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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