Che impressione non fa in un animo quello d'Achille? Quanto risveglia, quanto solleva!
Non è possibile l'osservare il coraggio impetuoso d'Aiace, e non sentir qualche solletico d'impazienza: come non è possibile il non sentirsi ribollire il sangue a considerare il valor di Diomede.
Io disgrado chi si sia di poter non concepir venerazione per la qualità e per la gravità d'Agamènnone, per la saviezza e per la lunga esperienza di Nestore. Vi può egli esser uomo così stordito che non senta tanto quanto aprirsi la mente dalla sottigliezza e dalla finissima astuzia d'Ulisse?
Il valore sfortunato di Ettore, la miserabil condizione del vecchio Priamo caverebbono la compassione dalle pietre: e quantunque la bellezza abbia un segreto privilegio di conciliarsi gli affetti, quella di Paride e quella d'Elena non solamente non godono di questo privilegio, ma in quello scambio si tirano addosso l'indignazione d'ognuno mercè il gran sangue ch'elle fanno spargere e i sì funesti avvenimenti ch'elle si tirano dietro. In somma, in Omero tutto risveglia, tutto muove: ma in Virgilio, chi non s'ammoina col buono Enea e con quel suo carissimo Acate? Da quell'episodietto in fuori di Niso e d'Eurialo, che senza considerare adesso il costume non può negarsi che è assai tenero, un s'annoia per necessità di tutti gli altri personaggi, un Ilionèo, un Sergete, un Menesteo, un Cloante, un Gia, e tutti quegli altri uomini ordinatissimi che agiscono sotto un Capo assai mediocre. Riconoscete però da tutti questi pregiudizj quanto debba esser ammirabile la poesia di Virgilio, mentre con tutta la gran virtù degli eroi d'Omero e il poco merito de' suoi, o che gli va innanzi, o che non gli rimane un passo addietro.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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