OpereSlegate
di
M. di S.E.
Parte VIII
La Virtù troppo rigida
L'Austero
E io posso dire di non essermi trovato a far meno mestieri di voi: e finalmente, ben pensato e ripensato, dico che non trovo in questo mondo se non due cose capaci di render felice il vivere: la moderazione nel desiderare e il buon uso della fortuna.
Quelli ai quali la ragione concede quella tranquillità che ci tolgono i capricci, hanno meno mali degli altri e sono in stato d'assaporare il più vero bene.
Un uomo che, venuto in grandezza, si serve della sua fortuna per far quella degli altri ha sùbito merito uguale alla sua fortuna medesima; e non si può dir più felice per il bene ch'egli ha che per quel ch'ei sa fare; ma chi, come voi, cerca il suo interesse con tutti e non può soffrir che nessuno trovi il suo con esso seco, questo tale si rende indegno del commercio comune e meriterebbe d'esser proscritto dalla società di tutti gli uomini.
Io però, con tutto il pessimo concetto che ho di voi, direi che in questa confessione che ci avete fatta de' vostri vizj ci sia dimolta vanità.
Io so che la natura non ha lasciato in vostr'arbitrio il poter esser così cattivo, come fate gala di esserlo.
Non riesce a nessuno l'esser ingrato perfetto impunemente. Non fu mai tradimento senza rimorso: nè può alcuno esser così ingordo dell'altrui e così tenace del proprio, senza vergogna. E quando voi aveste transatto con voi medesimo, franco d'ogn'interno combattimento e d'ogni più segreta sindèresi, vi resterebbe pur da farla con gli altri, i rimproveri e l'esecrazioni de' quali vi farebbono tal nodo giù per la gola che ve n'avvedreste.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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Virtù Austero
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