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      Son rade le volte che chi vien dopo abbia le medesime qualità di chi è stato innanzi. Quello, tutto ambizione e attività, s'è fatto un idolo della guerra: quell'altro, comodo per natura, s'è stimato il maggior politico del mondo in saper conservar la pace.
      Il primo ha sposato per sua virtù favorita la giustizia: il secondo ha creduto di far tutto con servire alla religione. Così ognuno è andato dietro al suo genio, compiacendosi nell'esercizio più proprio al suo talento. È ella questa una sì gran cosa, o così nuova, da avercisi a trovar sotto tanti misterj e a farci sopra tanti miracoli? Anzi io dico di vantaggio: e dico che tanto son lontano dal creder che questa diversità di massime possa aver portato alcun vantaggio al Popolo Romano, che anzi ho che ella possa essere stata l'unica cagione del poco che andò innanzi Roma sotto i Re; niuna cosa essendo più contraria all'accrescimento degli stati che la differenza de' genj di chi governa, la quale fa bene spesso lasciar da parte il vero interesse per andar dietro a una nuova vaghezza d'introdur quelle cose che par d'intender meglio, e quelle che s'intendon meglio non son sempre quelle che convengon più.
      Ma dato che tutte queste nuove istituzioni di lor natura fossero ottime, il solo passar d'una in un'altra le faceva diventar cattive, introducendosene di molte e non finendosene d'assodar nessuna.
      Sotto Romulo tutta l'applicazione era per la guerra. Sotto Numa non si pensò mai ad altro che a istituir Pontefici e Sacerdoti: tanto che Tullo Ostilio ebbe delle brighe a riscuotere gli animi da quell'assopimento per rimettergli su la disciplina militare.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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