In una parola sola: incapace di governar secondo la legge e di regnarle contro.
In questo stato così violento per il popolo, e così mal sicuro per il Principe, non mancava altro che un'occasione di gridar libertà, e la morte di Lucrezia la fa nascere.
Questa donna onorata si rende inesorabile a se medesima per il peccato d'un altro. Violata dal tiranno, s'ammazza di propria mano e fa legato della vendetta del suo onore a Collatino e a Bruto.
Questo dette l'andare agli umori ragugnati da sì gran tempo, e ritenuti insino allora.
Non si può dire quanto concordemente cospirassero gli animi a vendicar questa morte. Il popolo, diligentissimo a cumularsi le ragioni dell'odio contro Tarquinio, s'irritò più per la morte che Lucrezia s'era presa ch'ei non averebbe fatto se ella gli fosse stata data: e come succede quasi sempre in certi casi funesti che risvegliano la pietà al pari dell'indignazione, ognuno si ricresceva l'orror del delitto con la compassione d'una virtù così grande e così infelice.
Tito Livio mette sotto gli occhj ogni più minuta particolarità del furore e dell'accento dei Romani. Due estremi, in vero, molto lontani, ma che spesso nei gran rivolgimenti la violenza ha il segreto di riunirgli così bene come potrebbe far la virtù la più eroica e la meglio disciplinata.
Che Bruto si servisse mirabilmente della disposizione del popolo, di questo non può cader dubbio: ma il ritrovargli le sue qualità e formarne il suo giusto carattere è difficile.
Basti che la grandezza d'una Repubblica, stata l'ammirazione dell'universo, senz'altro processo n'ha canonizzato il fondatore a voce di popolo.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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