Ch'è, che non è, il padre, per un dettame di giustizia barbara, faceva morire il figliuolo per aver fatto una bella azione ch'ei non gli avea comandata; quell'altro, per una superstizione non meno crudele che redicolosa, si sacrificava allo sproposito: in somma, il valore dava nella ferocia: nei combattimenti, l'ostinazione passava per scienza e per maestria di guerra, e le conquiste si distinguevan di poco dalle usurpazioni e dalle rapine.
Non è di dire che fosse uno spirito di superiorità che volesse salir sopra gli altri per la via della gloria, pensate. I Romani, a chiamargli col lor vero nome, erano una razza di vicini rissosi e violenti che avevano per mestiero il cavar di casa i legittimi possessori, e che si dilettavano di lavorar i campi degli altri con l'arme alla mano. Spesso s'è trovato che il Console vincitore non era di miglior condizione del popolo ch'egli avea vinto. È stato delle volte che il non concedere il bottino è costato la vita, e la spartizione, l'esilio: talora non s'è voluto combattere sotto un tal capo, talora sotto un altro non s'è voluto vincere.
Spesso la sedizione formata si faceva passare per un annesso della libertà: libertà così spropositatamente o così furbescamente gelosa del suo candor verginale, ch'ella si stimava come stuprata da ogni legittima obbedienza, non esclusane quella de' Magistrati e de' Generali eletti da lei medesima.
Il genio del popolo altrettanto villano quanto feroce: I Dittatori levati talora dall'aratro, vi son ritornati a guerra finita, più per un abito fatto a quella rozza maniera di vivere che per una totalmente libera elezione della tranquillità e dell'innocenza di quello stato.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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Romani Console Magistrati Generali I Dittatori
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