Quella frugalità così vantata non era nè una riforma del superfluo nè una volontaria astinenza dal dilettevole: ella non era altro che una rozza assuefazione a far di mano in mano con quello che uno aveva.
Le ricchezze non si desideravano, è vero, ma nè anche si conoscevano. Un si contentava del poco perchè non s'avevano specie del più: si faceva senza i piaceri perchè non si sapeva quel che si fossero.
E pure, a andarsene al rumore, costoro si piglierebbono pe' primi uomini del mondo; e in fatti quelli che son venuti dopo hanno messo in cielo ogni loro minima azione: o sia perchè naturalmente ci vengano venerati tutti quelli che hanno incominciato gran cose, o perchè la vanità de' nipoti abbia voluto virtuosi gli avi che non potevano aver grandi.
Io so che mi si possono allegare alcune azioni di virtù così bella e così depurata che serviranno d'esempio a tutte l'età avvenire: ma queste saranno tutte di particolari non infetti del genio del secolo, e forse ve ne saranno di quelle scappate a qualcheduno come per disgrazia, onde non vanno contate per frutti dell'agro romano secondo ch'egli era coltivato allora.
Nondimeno bisogna confessare che questi costumi così rozzi e villani convenivano grandemente a quel primo embrione della Repubblica: quella fierezza di naturale non mai arrendevole alle dificoltà, stabiliva più saldamente Roma che non averebbe fatto un umor più dolce e con più ricca infusione di lumi e di ragionevolezza.
Ciò però non toglie che un sì fatto temperamento non avesse assai del salvatico, nè può aversi in venerazione per altro riguardo che per aver dato principio alla maggior potenza dell'Universo.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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