Lo stendermi davvantaggio in questo racconto sarebbe un fare un'istoria, non un portare un esempio. Basti il dire che, resosi il buon lacedemone padrone degli affari, rimutò ogni cosa nell'armata de' Cartaginesi, seppe valersi con tanto giudizio dell'ignoranza de' Romani, che ne riportò una vittoria così intera che non so se ce ne sia esempio.
I Cartaginesi, vedutisi fuori di quella stretta, ebbero vergogna in vedersi debitori della loro salute a un estraneo, e ripigliando quella perfidia loro naturale, s'avvisarono di poter affogare il lor vitupero nel sangue del lor liberatore.
Non s'arriva a sapere se lo facessero perire, o se la sua buona sorte glielo facesse scappar dalle mani. Il certo è che senza di lui alla testa delle loro truppe, i Romani ripresero con gran facilità il disopra.
Se passiamo alla seconda guerra punica, troveremo che que' grandi avvantaggi che ebbe Annibale sopra i Romani vennero tutti dalla grande intelligenza di lui e dal lor poco sapere.
E se volete vederlo, osservate che ogni volta che voleva inanimire i soldati, guarda che si lasciasse uscir di bocca che i lor nemici mancavano di coraggio o di fermezza; poichè le riprove che avevano del contrario erano troppo spesse: diceva solamente che s'aveva a far con gente che intendeva poco della guerra.
Egli è di questa scienza come delle arti e della gentilezza: ella passa da una nazione all'altra, e in diversi tempi fiorisce in diversi luoghi. Ognun sa a qual alto segno ella sia stata tra i Greci. Filippo la raffinò ancor più, e Alessandro la ridusse alla sua ultima perfezione in tutti i generi.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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