Corrotto Alessandro, ella rimase per qualche tempo tra i suoi successori. Annibale l'introdusse tra i Cartaginesi, e i Romani, con buona pace della loro infinita vanità, l'impararono da lui con l'esperienza delle loro perdite, con la riflessione su i loro errori, e con l'osservazione su la condotta de' loro nemici.
Di questo bisogna andarne d'accordo ogni volta che si voglia considerare che quel che ha abilitato i Romani a far testa a Annibale non è stato un maggior valore, tanto più che la più brava gente era morta nelle battaglie; e che sia il vero, s'erano ridotti a dar l'armi agli schiavi e a formar l'armate tutte di nuove leve. La verità si è che non hanno dato da fare a Annibale se non dopo che i Consoli furono diventati più esperti, e che i soldati in generale cominciarono a intender un po' meglio il lor mestiere.
Il genio de' Romani al tempo chePirro fece loro la guerra
Mio disegno non è il distendermi qui su le guerre de' Romani, chè troppo m'allontanerei dal suggetto che mi son proposto. Parmi tuttavia che per ben conoscere il genio de' tempi, bisogni considerare i popoli nelle lor varie contingenze: ed essendo quelle della guerra assolutamente le più degne di riflessione, egli è in esse principalmente che vanno esaminati gli uomini, come quelle che meglio di tutte l'altre cavano fuori le più occulte disposizioni degli animi e le loro qualità buone o cattive.
Nei principj della Repubblica il Popolo romano aveva un non so che di ferocia: questa ferocia mutò in austerità, e questa austerità dette finalmente in una virtù severa, lontana dalla gentilezza e da una certa amabilità, ma nemica d'ogni minima apparenza di corruttela.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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