Egli occupò la Macedonia, e ne fu scacciato: egli ebbe di gran belle aperture in Italia, e n'ebbe a uscire: ei si vedde padrone della Sicilia e non potè fermarvisi.
XI
Della Tragedia
Io non crederò di lasciarmi portar dall'affetto verso la mia nazione in dire che i franzesi, nel comporre per il teatro, hanno un grande avvantaggio sopra gli altri: nè stimerò d'adular Corneille in giudicare parecchie delle sue tragedie superiori a quelle degli antichi. Io so che le loro hanno avuto degli ammiratori in tutti i tempi, ma non so già con quanto fondamento.
Quanto a me, per creder Sofocle e Euripide così ammirabili come il mondo vuole, bisogna, dirò così, che io faccia un atto di fede per credere che nel testo greco vi sia molto, ma molto più di quello che m'apparisce nelle versioni, e che il maggior forte di questa meraviglia debba consistere nelle parole e nella locuzione.
Con tutto questo, m'arrisicherei a dire che, di là da queste gran lodi, che danno loro i loro parziali, avvegnachè così autorevoli, trasparisca a' miei occhi questa verità: che tutto quello che è grandezza, tutto quello che è magnificenza, e sopra tutto, tutto quello che si chiama decoro, fosse per questi buoni Greci terra assai incognita: e, per verità, come poteva egli essere altrimenti? Datemegli per belli spiriti quanto volete, egli erano finalmente spiriti ristretti nella sfera d'una piccola Repubblica, tutto il forte della quale si riduceva a una libertà necessitosa.
Come avevan eglino dunque a fare, senz'altra specie in testa che di quegli oggetti gretti e materiali, ai quali si trovavano così indissolubilmente legati con gli occhj e con gli orecchj, a rappresentare, figuratevi, la maestà d'un gran Re? Una grandezza che non s'intende, non so come s'abbia a poter sostenere.
| |
Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
|
|
Macedonia Italia Sicilia Tragedia Corneille Sofocle Euripide Greci Repubblica
|