Di quelle degl'Italiani non ho che metta contro il parlarne: secondo me, il solo nominarle averebbe a bastare ad ammoinare ogni galantuomo. Fate sentire il Convitato di pietra al più flemmatico uomo di questo mondo, e s'ei non muore d'accidia voglio perdere tutto quello che volete; io non l'ho sentito volta che non abbia desiderato con tutto il mio cuore di vederne fulminato l'autore in conversazione col suo D. Giovanni.
Delle inglesi ve ne sono quattro o cinque che veramente averebbono di bisogno d'esser potate assai, ma con questa potatura si ridurrebbono una gran bella cosa. In tutto il resto non vedete altro che una materia informe e mal digerita. Una faragine d'avvenimenti sopra avvenimenti, senz'ordine, senza considerazione de' luoghi, de' tempi, e senza alcun riguardo al decoro. Gli occhj di quella nazione, ghiotti del sangue e dell'atrocità dello spettacolo, se non veggono andare in volta de' morti, non hanno bene. Il risparmiar l'orrore per via di racconti, come facciamo noi, pensate: sarebbe uno sfiorare agli spettatori il più bello della festa, e per loro il più delizioso.
Gl'Inglesi però più discreti e sensati concorrono in disapprovare un costume che, per quanto potesse avere le sue ragioni quando fu introdotto, in oggi non torna bene; ma non c'è che dire: o sia forza d'abito, o sia elezione di genio della nazione, certa cosa è che prevale a un gusto più delicato di qualche particolare.
E veramente, agl'Inglesi il morire è tanto bagattella che per muovergli un poco bisognerebbe poter trovar qualche cosa di più funesto della morte medesima; e di qui è che noi gli redarguischiamo con molta ragione d'una troppo gran condescendenza alla materialità del loro senso sul teatro.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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