Ed essi, all'incontro, redarguiscono noi di dare nell'altro estremo quando fondiamo la nostra ammirazione d'una tragedia in certe tenerezze così delicate che appena si fanno sentire sul nostro spirito. E a dire il vero, noi ci troviamo delle volte così poco sodisfatti nel nostro cuore d'una tenerezza poco animata, che vorremmo che gli attori ne supplissero il difetto a forza d'azione, per sentirci commuovere un altro poco; e delle volte vorremmo che, inveleniti più del Poeta medesimo, prestassero del loro furore e della loro disperazione a un'agitazione troppo morta e a un dolore troppo mediocre.
In somma, tra di noi, quello che averebbe a esser tenero, appena è gentile: quello che averebbe a impietosire, appena intenerisce: una semplice commozione fa figura di sbalordimento, e lo sbalordimento d'orrore.
Concludo che i nostri affetti vanno poco a fondo, e che le passioni, sollecitate così gentilmente, muovono senza risolvere; che vuol dire, che per lasciarci nell'indifferenza son troppo, e per trasportarci son poco.
Della Commedia
È cosa curiosa come la Commedia, che non averebbe a esser altro che una rappresentazione pura e naturale del vivere ordinario, noi, ad esempio delli Spagnoli, l'abbiamo a poco a poco ridotta in tutto e per tutto a passioni e ad avvenimenti amorosi: senza considerare che dove gli antichi avevano preso a rappresentare la vita umana in tutta la distesa della diversità degli umori, gli Spagnoli, portati dal genio, si sono ristretti, lasciatemi dire questo sproposito, a consacrar sul teatro la sola vita di Madrid, ne' loro rigiretti e nelle loro avventure.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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